Viaggiando in moto sull’Appennino tra Emilia e Toscana, parte 1

24.04.19 11:32 PM Commenti Di Lorenzo

Per me il triduo di Pasqua è legato a due tradizioni, la prima è quella più strettamente religiosa, mentre la seconda è puramente motociclistica. Eviterò di tediarvi con la storia del perchè e del percome, vi basti sapere da un po' di anni a questa parte il sottoscritto parte il venerdì mattina e torna a casa la domenica sera, girovagando tra bassa Lombardia, incursioni liguri, Emilia Romagna e Toscana. 

Le basi logistiche sono fondamentalmente due: mia sorella che vive a Reggio Emilia e l'albergo ristorante I Due Pini di Minozzo. Nel primo caso posso contare su una certa comodità di alloggio in quasi totale assenza di preavviso, mentre rispetto all'albergo ormai ci vado da talmente tanti anni che probabilmente prima o poi mi lasceranno direttamente le chiavi. Si parte il venerdì, borse cariche, borraccia piena e un botto di traffico dall'imbocco della Ovest fino a Piacenza Sud. Il bivio per Parma appare come un miraggio nel deserto e l'uscita di Borgo val di Taro dà inizio al viaggio vero e proprio, che mi porterà prima di tutto a percorrere la stupenda statale della Cisa.
 

Chilometri e chilometri senza incontrare quasi nessuno, a parte un mio ex compagno di università che non vedevo da anni e nemmeno sapevo avesse la moto, pensa te il caso.


Da Berceto a Sassalbo si attraversano posti che ti fanno rivalutare il concetto di "dimenticato da Dio". Mi sparo anche una decina di Km di sterrato tra Castello di Comano e Sassalbo lungo un sentiero del CAI, lungo una di quelle vallate dove se per caso ti capita qualcosa devono tirarti fuori con l'elicottero, bei momenti. Da lì al Cerreto è un attimo, la SS63 è un'altra di quelle strade che bisogna fare almeno una volta nella vita, salvo che i vostri viaggi di solito siano ambientati tra il Perù e la Patagonia, diciamo che vale per i motociclisti "normali". 

Pausa al Cerreto, rifornimento d'acqua e via fino a Reggio, da qui è un attimo.
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Lorenzo

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