MT-Series - Dolomiti Ride 2021 - Pt. 1

04.07.21 08:55 AM Commenti Di Lorenzo

Tre cilindri contro tutti

Qualche settimana fa mi è arrivata la proposta di partecipare al Dolomiti Ride, organizzato dai ragazzi del forum italiano della Yamaha MT-Series. Come facilmente intuibile dal sito scelto, si tratta di un evento ricorrente e geograficamente ben posizionato, a cui partecipano diverse decine di proprietari dei diffusissimi modelli della casa dei tre diapason. In realtà, con il passare del tempo e l’evoluzione della produzione, il gruppo si è aperto a numerose Tracer, alcune XSR e svariati outsider provenienti da case diverse, come il sottoscritto con la Triumph Tiger, che è pur sempre tre cilindri.

Detto fatto, la mattina del 25 giugno il sole splende caldo sull’ingresso dell’autostrada a Varese, dove inizia il viaggio insieme a Marco (nuovo quanto me, ma almeno dotato di MT09) verso Fiera di Primiero nota località di villeggiatura, a due passi da San Martino di Castrozza, proprio “sotto” le Dolomiti bellunesi.


Dovendo raggiungere – e poi rientrare – da una località così lontana da casa, la nostra strategia-tipo è quella di creare un itinerario ad anello che attraversi più località interessanti possibile, nell’ottica di rendere il trasferimento a sua volta una parte del viaggio.

L’autostrada è fedele compagna di viaggio almeno fino a Thiene, dove si attacca la salita verso Asiago e l’omonimo altopiano. La SP349 è un vero e proprio parco giochi, con ampie curve raccordate e sequenze rettilineo/tornante degni di un piccolo Stelvio. Probabilmente – proprio per questo motivo – è punteggiata di velox, telecamere e torrette varie che invitano a tenere andature tranquille, un vero peccato anche se in questo modo si può apprezzare meglio il paesaggio che si apre verso il fondovalle.


L’altopiano inaspettato


La salita è ripida e ne giova la temperatura, che scende sotto i livelli di guardia mantenuti fino a quel momento, accompagnandoci verso lo scollino che apre sull’altopiano di Asiago, indicato da un arco di metallo verde che sovrasta la strada e riporta la scritta “Benvenuti sull’Altopiano”. Devo essere onesto, mi aspettavo qualcosa più in stile Campo Imperatore, ma non è affatto così! L’orografia è molto diversa e vede una vastissima distesa di morbide colline, circondate da catene montuose più alte a delimitarle, il tutto punteggiato di pascoli, campi coltivati e paesini.

Il luogo è conosciuto anche come Altopiano dei Sette Comuni, per via della antica organizzazione in sette circoscrizioni, organizzate al pari di una moderna federazione autonoma. Si tratta della più antica forma di organizzazione di questo tipo, di cui si abbia traccia al mondo. In tempi più recenti, questa zona d’Italia è stata triste protagonista di alcuni dei momenti più importanti della Prima Guerra Mondiale: l’entrata in guerra del nostro Paese, venne infatti sancito dallo sparo del primo colpo di cannone ad opera del Regio Esercito nel maggio del 1915.




Circa un milione di uomini combatté sull’altopiano e si stima che oltre un milione e mezzo di bombe siano state lanciate, con risultati devastanti per città e paesi (Asiago venne rasa al suolo nel nel ’16) e naturalmente in termini di morti, stimati in oltre cinquantamila unità. A memoria di tutto questo, oltre alle numerose fortificazioni sparse sulle montagne circostanti, fu eretto il maestoso Sacrario Militare, che raccoglie le spoglie dei combattenti defunti. Lasciate le moto nel piazzale antistante la salita al monumento, ci dirigiamo verso l’ingresso, affascinati dalla carica emotiva del luogo e – allo stesso tempo – intimoriti dalle imponenti nuvole nere che si accalcano a Nord-Ovest, accompagnate da cupi tuoni che echeggiano sulle cime come possenti cannoni da guerra.




All’interno del sacrario regna il silenzio e un forte senso di reverenza investe i visitatori, mentre si attraversano i corridoi disposti a reticolo, sulle cui pareti trovano posto le targhe con nomi, cognomi e grado dei caduti. Leggere le descrizioni dei diari di guerra poste agli angoli dei corridoi fa un certo effetto e  qui i racconti di quei momenti di dolore, sofferenza e atti eroici, rimarranno per sempre incisi nel marmo.no del sacrario regna il silenzio e un forte senso di reverenza investe i visitatori, mentre si attraversano i corridoi disposti a reticolo, sulle cui pareti trovano posto le targhe con nomi, cognomi e grado dei caduti. Leggere le descrizioni dei diari di guerra poste agli angoli dei corridoi fa un certo effetto e  qui i racconti di quei momenti di dolore, sofferenza e atti eroici, rimarranno per sempre incisi nel marmo.


Curve e contrafforti

La discesa verso Primolano è bella e divertente quanto la salita e l’assenza di controlli serrati permette di godersi appieno la strada verso Tezze. Da qui si lascia la SS47 di fondovalle per inerpicarsi verso il passo Brocon, attaccando la montagna fino a Castello Tesino lungo una strada che sembra fatta apposta per una prova di campionato supermotard. Il nastro si asfalto di inerpica attorcigliato lungo il fianco del monte, a tratti scavato letteralmente nella roccia, mentre il classico profumo di bosco umido dopo i temporali estivi in montagna si intrufola nelle prese d’aria del casco, insieme all’aria frizzante raffreddata dalla perturbazione appena passata. Scopriremo a fine serata, che i nostri colleghi transitati qualche ora dopo, sono stati colti da una successiva violenta grandinata, proprio nello stesso tratto.




La salita al Brocon è altrettanto spettacolare e divertente, nonostante le moto cariche come muli e l’asfalto umido, si guida per chilometri e chilometri immersi nella natura e in totale assenza di traffico fino agli impianti da sci e al passo vero e proprio. I due rifugi sono aperti, nonostante in tutta l’area solo io e Marco sembriamo essere l’unica presenza umana. Il sole sta per tramontare e le nuvole fitte continuano a incombere sul nostro viaggio, mentre scendiamo verso valle e ormai manca solo qualche decina di chilometri all’arrivo. La discesa verso Canal San Bovo attraversa fitte foreste, che in diversi punti si aprono lasciando ampi scorci verso le vallate circostanti, sul cui fondale si iniziano ad intravedere le cime Dolomitiche

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Lorenzo

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